UN PO’ DI STORIA
La KISA viene costituita il 14.10.2005, in occasione del Seminario per Cinture Nere presso l’Hombu dojo Suishin-kan di Trieste per espressa volontà di circa 25 Membri fondatori. Per poter spiegare le origini della nostra Federazione e Associazione K.I.S.A. – Karatedo International Shotokai Association devo tornare in dietro nel tempo, di parecchi anni. Dopo la scomparsa del Maestro TETSUJI MURAKAMI – capo scuola in Europa del KARATE-DO SHOTOKAI – sopraggiunta il 24 Gennaio 1987, alcuni suoi allievi anziani europei, fra i quali lo Shihan GIORGIO VECCHIET, hanno sentito la necessità di raggrupparsi formando un’organizzazione internazionale di KARATE-DO SHOTOKAI, nasce così in Francia nel 1987 l’INTERNATIONAL KARATE-DO SHOTOKAI (I.K.D.S.), un’associazione a tutti gli effetti francese e con una maggioranza di scuole francesi.
Negli anni a seguire si uniscono allo Shihan GIORGIO VECCHIET, allora membro permanente della Commissione Tecnica IKDS, il Maestro Safet Ganibegovic di Belgrado, il Maestro Claudio Bondi di Ravenna ed in fine il Maestro Alberto Tanzi di Fontanellato (Parma). Il principio primario della Commissione Tecnica IKDS era di perseguire l’insegnamento e la VIA dei Maestri Funakoshi, Egami e Murakami in un contesto di insegnamento collegiale.
Secondo il Sensei Giorgio Vecchiet negli ultimo anni, il fondamentale principio tecnico - la Via tracciata dal Sensei Murakami - andava sempre più scemando.
Nel luglio 2005, non viene accettata, nonostante i suoi intensi 18 anni d’insegnamento all’interno dell’IKDS., la proposta sperimentale del Sensei Giorgio Vecchiet, di creare uno Shihan-kai con lui quale supervisore tecnico per 4 anni, per vegliare al principio d’insegnamento del KARATEDO SHOTOKAI del Sensei Murakami, Alla luce dei fatti prende concretezza la creazione della KISA con al suo seguito gli Shihan Giorgio Vecchiet, Safet Ganibegovic, Claudio Bondi, Dario Lonza ed i Maestri Alberto Tanzi e Stefan Holl della Germania, assieme a qualche membro individuale francese e ovviamente a tutti gli allievi delle scuole dei rispettivi Maestri.
La creazione dello Shihan-kai e del Kurobikai, che avrete modo di scoprire più avanti, dà la netta sicurezza degli obiettivi della KISA: l’insegnamento del KARATEDO SHOTOKAI secondo l’insegnamento del Sensei Tetsuji Murakami.
Sono molto felice di aver accettato la carica di presidente alla KISA ed assieme al Consiglio Direttivo cercheremo di fare crescere la KISA con l’obiettivo che ci distingue, cioè la pratica sincera del KARATEDO SHOTOKAI.
Desidero ringraziare tutti i Membri dello Shihan-kai per la grande disponibilità che danno alla KISA.
In particolare vorrei ringraziare lo Shihan Giorgio Vecchiet per la forza di volontà e il coraggio nell’aver scelto la nuova VIA della KISA, lasciando la vecchia strada dove egli ha dedicato tanta energia, amore e dedizione per lunghi anni.
Auguro una lunga vita alla KISA.
Con affetto.
Il Presidente Patrizia Claut Vecchiet
IL CONSIGLIO dei MAESTRI,
“SHIHAN-KAI”
師範 会
Lo Shihan-Kai è formato da tutte le cinture nere riconosciute e aderenti alla Federazione K.I.S.A. con il grado di 4. e 5. Dan.
Lo Shihan-kai è presieduto da un Presidente che supervisiona l’operato del Consiglio dei Maestri e sceglie i Maestri che in quell’anno, in funzione agli obbiettivi tecnici prestabiliti, dirigeranno i vari Stage.
Tutti i Maestri dello Shihan-kai hanno lo stesso diritto di voto. Il Presidente o Responsabile Tecnico dello Shihan-kai resta in carica quattro anni. Viene eletto dallo Shihan-kai stesso e deve avere il grado di 5. Dan. (massimo grado per la scuola Shotokai).
Nell’arco del quadriennio lo Shihan-kai ha potere di sospendere la carica di Presidente o Responsabile Tecnico ove se ne verificasse la necessità e comunque per validi motivi ed eleggerne uno nuovo.
Scopi e compiti dello SHIHAN-KAI
-Preparare il programma di studio annuale entro il mese di settembre.
-Programmare il calendario tecnico (nazionale e internazionale).
-Organizzare e pianificare la ricerca, l’evoluzione e gli obiettivi tecnici del Karate-Do Shotokai.
-Studiare eventuali altre discipline affini che possono arricchire la pratica del Karate-Do Shotokai.
-Preparare i programmi d’esame.
-Salvaguardare la comunicazione con il Consiglio delle Cinture Nere “Kuro-obi-kai”
-Preparare i futuri Insegnanti Tecnici della Federazione K.I.S.A. – KARATEDO – International Shotokai Association
Lo Shihan-kai si riunisce in occasione dello Stage Internazionale estivo, durante i due seminari annuali per Cinture Nere e ogni qualvolta se ne presenti la necessità.
Oggi lo SHIHAN-KAI è così composto:
Shihan Giorgio Vecchiet – 5. Dan – Supervisore
Shihan Safet Ganibegovic – 5. Dan – Coordinatore
Shihan Dario Lonza – 5. Dan - Coordinatore
Shihan Stefan Holl – 5. Dan - Coordinatore



CONSIGLIO delle CINTURE NERE
“KURO-OBI-KAI”
黒帯会
Al KURO-OBI-KAI aderiscono tutte le Cinture Nere riconosciute e aderenti alla Federazione K.I.S.A. – KARATEDO – International Shotokai Association dal grado SHODAN (primo Dan) al SANDAN (terzo Dan).
Lo scopo del Consiglio delle Cinture Nere è scambiarsi opinioni e problematiche tecniche sulla pratica del Karate-Do-Shotokai e sulle attività svolte all’interno della Federazione K.I.S.A. – KARATEDO – International Shotokai Association ed eventualmente esporle al Consiglio dei Maestri “SHIHAN-KAI”.
Il KURO-OBI-KAI si riunisce durante i Seminari per le Cinture Nere e ogni qualvolta richiesto.
Il KURO-OBI-KAI nomina due rappresentanti che posso essere cambiati ogni qualvolta il consiglio delle Cinture Nere si riunisce, i quali presiederanno la riunione e faranno da porta voce allo SHIHAN-KAI.


“NON C’E’ PRIMO ATTACCO NEL KARATE” Gichin Funakoshi


Funakoshi nasce nel 1868 a Cho Shuri, vecchia capitale dell’Isola di Okinawa.
Nasce prematuro e di salute precaria e i medici gli danno pochi anni di vita. Riceve un’educazione tradizionale di famiglia Samurai dai suoi nonni materni, che appartengono alla classe dei Shizoku (una classe di Samurai).
Nel 1871, frequenta la scuola elementare e ha una netta predilezione per la lotta fra ragazzi. Ha come compagno di classe Yasutsume Azato, il cui padre è il Maestro Azato, esperto nel karate. Con l’aiuto del nonno Gichin riesce ad essere accettato come allievo del Maestro Azato.
Adolescente si iscrive alla scuola di medicina falsificando la sua data di nascita, ma a causa del governo Meiji gli è vietato la frequenza ai corsi a causa della sua pettinatura e per la sua appartenenza familiare ad una classe molto tradizionalista. A 21 anni decide, contro la volontà dei genitori di tagliarsi i cappelli e diventa insegnante di molti ragazzi della scuola elementare.Fa velocemente carriera ma non sacrifica mai i suoi allenamenti e fa ogni giorno molti chilometri per allenarsi. Di giorno egli è maestro di scuola a Naha, la sera si allena sotto la direzione del Maestro Azato, era l’epoca in cui bisognava nascondersi per praticare. Egli pratica il kata che è considerato l’elemento fondamentale e la base del metodo pedagogico. Ogni notte, Gichin Funakoshi pratica il kata come ieri, come l’altro ieri, come domani, come da molto tempo…. Ed è sempre lo stesso kata finché “ il Maestro Azato è soddisfatto della sua padronanza”. Funakoshi racconta che era spesso agli estremi delle sue forze e riusciva a mala pena a distinguere la luce della torcia…….alla fine aspettava il giudizio del Maestro che poteva essere “rifai ancora” o “bene”.
Funakoshi diventa Sensei in Giappone senza mai dimenticare le virtù del kata.Amerà ripetere: “Hito Kata San Nen” tre anni per un kata.
Funakoshi e Azato non parlano molto assieme, hanno una comunicazione non verbale.
Il Maestro, mostra, dimostra, introduce a volte delle varianti;porta delle modifiche che possono sorprendere. Funakoshi non dubita, da fiducia, riceve, ascolta, guarda, lavora. Non ci sarà mai conflitto fra loro.
A volta spesso c’è anche il Maestro Itosu con loro.
Funakoshi costruisce una famiglia, con parecchi problemi finanziari perché deve mantenere i fabbisogni di 10 persone, parenti della moglie, nonni, zii, ecc…..
E’ un periodo difficile per Funakoshi. La popolazione è quasi interamente vegetariana per il buddismo. Sua moglie lavora molto, ma lo incoraggia sempre a continuare con la pratica. Riesce anche lei ad apprendere le tecniche e i kata guardando suo marito praticare nel cortile e così anche lei pratica. Dei quattro figli di Funakoshi, uno solo s’interessa alle Arti Marziali, questo è Yoshitaka Funakoshi.
Nel 1903 il governo decide di introdurre nelle scuole la pratica del karate. Funakoshi insegna ai bambini delle scuole elementari. Un programma tecnico deve essere stillato poiché i corsi sono molto numerosi. Il Maestro Itosu studia quali sono i kata da introdurre nell’insegnamento. Nel 1904 i cinque kata Pinan sono codificati e successivamente chiamati da Funakoshi Heian. E’ durante l’era Taisho che Gichin Funakoshi incomincia a sviluppare il karate in Giappone. Nel 1917 Funakoshi viene chiamato per fare una dimostrazione di karate in Giappone. Dal 1915 in poi Funakoshi si consacra esclusivamente, dopo trenta anni di carriera professionale , a sviluppare la sua arte. Nel maggio del 1922 a malincuore egli lascia l’Arcipelago, sua moglie, i suoi bambini ed i suoi maestri.
E’ la Via della speranza, il Giappone.
Alla manifestazione il pubblico è molto numeroso, la sua padronanza nei gesti, la sua precisione e l’eleganza della sua forza manda il pubblico in visibilio e segna l’entrata di Funakoshi nella legenda.
Il Maestro Kano, colui che ha modificato la vecchia arte del Ju-jutsu, per creare il moderno JUDO “la Via della fluidità” prega Funakoshi di dare una dimostrazione nel suo dojo KODOKAN.
Funakoshi decide di rimanere in Giappone. Due dei suoi figli lo raggiungono, ma sua moglie e sua figlia restano a Shui. All’epoca egli ha 54 anni, e vive un’esistenza molto povera.
Nel 1921 incontra il Sensei Otsuka, allievo di Nakayama, che si allenerà con Funakoshi. Per promuovere la sua arte Funakoshi cerca di indirizzarsi principalmente verso gli intellettuali e lentamente conosce molte persone che lo aiutano. Durante le sue dimostrazioni cerca sempre di dimostrare, che malgrado la sua piccola statura, è capace di una grande resistenza.
Nel 1923 il karate entra nelle Università. La prima è Keiko e Funakoshi insegna parallelamente alla Keiki e alla Meisujuku. Purtroppo nello stesso anno un terribile terremoto colpisce il Giappone e provoca molte distruzioni, tra cui la stessa Università di Keiko. Il 23 settembre 1924 il dojo Keiko viene ricostruito e nello stesso anno molti altri.Con l’aiuto di Otsuka, Funakoshi compie le prime modifiche al karate e cambia il nome di “pugno cinese” in “mano vuota”.
Ormai sono più di quattro anni che Funakoshi vive in Giappone, la sua opera incomincia a prendere forma. Funakoshi crea nei dojo le forme Kyu che significano l’infanzia della pratica e i Dan che significa la maturità dell’uomo, interrompendo così una tradizione secolare di valutazione del progresso tecnico. Funakoshi si nomina quinto Dan, e per questa ragione Oshima che segue la linea dell’insegnamento del Maestro mantiene il quinto Dan che è nello stile Shotokai il massimo grado. Funakoshi insegna a suoi allievi ad essere sempre vigili, anche all’esterno del dojo nella vita quotidiana. Critica immediatamente gli allievi che hanno un qualunque rilassamento nei riguardi della loro concentrazione. Fuori dal dojo, rovesciava la ciotola di riso agli allievi che la tenevano male, cioè coloro che lasciavano intravedere un’apertura per un attacco. A volta, dava un colpo sulla mano, senza ferire, a coloro che tenevano male le bacchette, anche mentre mangiavano. Era severo sia dentro il dojo che fuori. Egli era costantemente vigile. Non girava mai l’angolo di una strada senza prenderlo largo, ciò per non essere preso alla sprovvista da qualche attacco. Funakoshi insegnava la più alta iniziativa: “SEN NO SEN”che consiste nell’attaccare l’avversario prima che egli sia partito per attaccare. Il SEN NO SEN prevede uno stato di vigilanza costante. Funakoshi crede che, un allenamento che esige sudore, sofferenza, lacrime , sviluppa: “le qualità di coraggio, la cortesia, l’umiltà, l’integrità e lo self-control, cose essenziali nel karate. Le parate e gli attacchi di Funakoshi erano così potenti che nessuno poteva “entrare” con un attacco, e aveva 60 anni. Egli ha sempre creduto che in un allenamento fisica ci deve essere anche l’allenamento mentale. Per Funakoshi, il saluto “rei”, non era solo un limitarsi ad abbassare la testa. Egli diceva che deve esprimere il profondo rispetto che ogni essere umano deve al suo simile e anche a se stesso. Egli è profondamente umanista, crede in una società pacifica e al ruolo che deve avere l’uomo nel suo contesto. Insegna che un praticante non deve mai vivere nell’illegalità. L’ordine e la giustizia devono essere preservati se non vogliamo rovinare il tessuto sociale.
Il 20 marzo 1928, su richiesta del Palazzo Imperiale, fa una dimostrazione assieme a sei suoi allievi, davanti all’Imperatore.
Funakoshi ha le idee chiare sul combattimento libero, manca di serietà e di realismo e si rifiuta di cedere a queste mode. Egli concentra il suo insegnamento sui kata. Al dojo Meisujuku, si lavora imperterriti sui kata.
Nonostante la grande sincerità che egli trasmette giornalmente ai suoi discepoli, Otuska si separa da Funakoshi il 1929. Dopo la sua partenza, è Takeshi Shimoda che prende la carica di assistente di Funakoshi al dojo Meisujuku. Il sensei Shigeru Egami, che inizierà la pratica nel 1932, ha avuto come istruttore Takeshi Shimoda, ed egli ricorda i suoi viaggi come discepolo in differenti regioni e ricorda Takeshi Shimoda come il più talentato di tutti gli allievi di Funakoshi. Nel 1933 Funakoshi cambia il nome dei kata in Heian,Hangetsu,Tekki,Empi,Gankaku e Kanku. Nel 1935 pubblica il suo secondo libro e i suoi discepoli creano l’Associazione SHOTOKAI. Crea delle tecniche di gamba a livello chudan e al viso: yoko-geri,ushiro-geri e mawashi-geri. La direzione del dojo Meisujuku è sotto la responsabilità del figlio Yoshitaka Funakoshi, il figlio spesso cerca di convincere suo padre a fare del karate più moderno. Funakoshi risponde: “siete mio allievo, dovete fare come vi dico” e si gira verso gli allievi e aggiunge “ seguite la Via di mio figlio, è la migliore”.
Il Meisujuku diventa vecchio e piccolo e nel 1936 il primo dojo del Maestro viene costruito a Zoshigaya. La prima volta che ci è andato Funakoshi, lesse con stupore sulla porta d’entrata, la scritta : “SHOTO-KAN” (la sala di SHOTO). SHOTO significa “vento nei pini”. Questo dojo è uno splendido omaggio all’uomo di sessantottenne che egli è divenuto. Negli anni 38-40, il figlio di Funakoshi non cessa di accentuare le modifiche apportate al karate e trasmesse da suo padre. La seconda guerra mondiale è iniziata e la maggior parte degli esperti sono tutti partiti per la guerra e quelli che sono rimasti dirigono i corsi di un’intensità incredibile. Alla fine dell’estate del 1945 il Giappone è una rovina ed ha perduto circa due milioni di uomini, il Maestro vive ore dolorose. Alcuni dei suoi allievi sono già morti, altri sono sulla strada della loro ultima destinazione. Ogni sera quando il dojo è vuoto, Funakoshi si isola in un angolo e si raccoglie per pregare per il riposo eterno delle loro anime. Gichin Funakoshi confida i corsi a Hironishi perché suo figlio è all’ospedale. La sua tubercolosi si sta aggravando e muore nella primavera del 1945. Nel momento in cui muore Yoshitaka Funakoshi, Tokyo viene bombardata per ben due volte e lo SHOTOKAN dojo non ne è risparmiato.
A 77 anni Funakoshi va a contemplare il suo dojo in rovina e rimpiange suo figlio tanto amato. Sogna di tornare da sua moglie, ma è stata evacuata da Oitta, la parte più meridionale delle terre dell’Arcipelago nipponico. Non può più vivere a Tokyo.
A Oitta la vita si rivela dura, sua moglie è malata, soffre d’asma da moltissimo tempo, dopo due anni di questa nuova convivenza, nel autunno del 1947 la sua compagna muore e lascia Funakoshi solo.
Ritorna dunque a Tokyo e abita con suo figlio Giei. Nel 1948, con l’aiuto dei suoi allievi Funakoshi riapre il dojo Keiko e Waseda.
A 81 anni si dedica alla calligrafia e sente che in questo nuovo mondo non c’è più posto ne per lui ne per i suoi sogni. Viene quasi abbandonato dai suoi discepoli e il 26 aprile 1957 alle 8.45 il padre del karate si spegne all’età di 89 anni.
L’Associazione SHOTOKAI si ricostituisce conformemente alle ultime volontà del suo fondatore con Hironishi quale presidente e Egami quale responsabile tecnico.

KAMAE – POSIZIONE DI COMBATTIMENTO

“IL KARATEDO E’ UN CAMMINO ETERNAMENTE INCOMPIUTO, DEVE EVOLVERE E PROGREDIRE SENZA SOSTA, GRAZIE AGLI SFORZI DI TUTTI I PRATICANTI”
Shigeru Egami



Appena iscritto alla scuola elementare risulta il più piccolo della classe ma il più agile e dotato al trampolino e alla corsa.
Nel 1925, inizia i suoi studi alla scuola superiore e si iscrive ad una scuola di Judo. Deve camminare otto chilometri per arrivare a scuola e in cinque anni non effettua un’assenza o ritardo scolastico, perciò ricevere anche un certificato di benemerito.
Nel 1933 viene finalmente ammesso alla Facoltà di Economia e Commercio e nello stesso periodo si apre una scuola di Karate diretta dallo shihan Gichin Funakoshi.
Shigeru studia sotto la direzione del Sensei Shimoda, che scompare prematuramente, e partecipa con Yoshitaka Funakoshi, figlio del Maestro, chiamato anche Gigo, a diverse dimostrazioni.
Nel 1935 l’associazione SHOTOKAI raggruppa i discepoli del Maestro Funakoshi.
Egami termina i suoi studi a 24 anni, le conoscenze di suo padre gli fanno ben sperare su un buon impiego, ma da un consiglio spassionato ricevuto da qualcuno, preferisce continuare a fare il cameriere e praticare KARATE.
Viene chiamato per il servizio militare ma dopo quattro giorni viene rispedito a casa perché colpito da tubercolosi polmonare.
Nel 1937 egli cerca in vano di emigrare in Manciuria e poi in Brasile. Riprende finalmente il servizio militare e si allena duramente nel freddo coreano; deve
rientrare in Giappone dopo una ricaduta di tubercolosi.
I medici gli danno solo un anno di vita; ma lui continua duramente ad allenarsi. Contro ogni previsione la sua salute migliora, e l’anno successivo entra nella miniera dove sua padre è dirigente, poi nel 1939 al Ministero di Guerra.
Lo stesso anno si inaugura il Dainippon Karate-Do Shotokan Dojo” di Tokyo.
Nel Giappone militarista, prima della guerra, gli istruttori insistevano sulla potenza fisica e sulla disciplina. I giovani karateka eseguivano regolarmente centinaia di ZUKI sul MAKIWARA: le articolazioni si deformavano e lo spirito assieme al corpo, tendevano a chiudersi in attitudini molto rigide.
Il Maestro Funakoshi però colpiva il MAKIWARA con leggerezza, e pure suo figlio si allenava spesso iniziando con posizioni molto decontratte, con le braccia sciolte lungo il corpo.
Il 30.12.1941 Shigeru Egami sposa Chiyoko. Lei ha 24 anni ed è la primogenita di Kojiro e Matsu Yamaguchi.
La coppia si stabilisce a Tokyo ed il 6.10.1942 nasce il primo figlio: Naoshi. Di ritorno da Omuta, Shigeru Egami aiuta suo fratello Kaoru, nell’edilizia e riprende anche ad allenarsi.
Nel 1944 la sua vita diventa particolarmente attiva. Nasce il suo secondo figlio. Deve garantire la sua posizione con il Maestro Funakoshi visto che è membro della giuria nella sede dello SHOTOKAN.
Il Dojo Centrale viene distrutto dai bombardamenti americani e il 27 luglio anche la casa della Famiglia Egami viene rasa al suolo e devono vivere in strada fra le rovine e le difficoltà dell’impresa del Maestro.
Il Sensei prosegue comunque il suo insegnamento del Karate fra bambini e impiegati sul suolo bruciato. Nel 1948 nasce il suo terzo figlio e apre una scuola di Karate presso la Manifattura Mitsui Miikè.
Ha 41 anni ritorna a Tokyo e fa amicizia con il Maestro Hironishi, discepolo anche del Maestro Funakoshi.
Si formano differenti correnti sui problemi basilari della pratica . Il Kata è una forma nella quale ogni tecnica deve essere perfetta e fissata definitivamente, o il Kata deve essere “una forma in movimento”.
Diceva il Sensei Egami: “ …dovevo passare dai movimenti rigidi di Pinocchio ai movimenti ritmati. Capì solo dopo lunghi mesi di studio con i miei giovani karateka. I giovani facevano rapidi progressi ed era evidente che avevo da imparare da loro”.
Nel Settembre 1955 Sensei Egami diventa SHIHAN della scuola di KARATE dell’Università di Gakushuin. Ma la sua salute peggiora e deve essere operato di ulcera gastrica. Nel 1957, ha 45 anni diventa primo assistente del Sensei Funakoshi, mentre il 26 aprile dello stesso anno muore Funakoshi e alcune scuole universitarie aspettano la scomparso del Sensei per organizzare le prime gare di KARATE!
L’associazione SHOTOKAI si ricostituisce conformemente alle ultime volontà del SUO fondatore. Quale depositario del KARATE-DO creato dal M. Funakoshi, Shigeru Egami da una nuova dimensione a quest’arte.
“Colui che vuole seguire la VIA del vero KARATE non deve solo curare l’armonia con il suo avversario, ma deve cercare di completarla in se stesso. Non si tratta di uccidere o vincere. Cosa succederebbe se invece di opporsi ai movimenti del vostro avversario, vi muovereste con lui in modo naturale? Fareste un tutt’uno con lui, e quando egli si muoverà per colpire, il vostro corpo si muoverà naturalmente per prevenire il colpo.
Quando raggiungerete questo, scoprirete un mondo a voi del tutto sconosciuto. Quando siete in armonia con il vostro avversario e che vi muovete con lui senza opporvisi, allora non esiste più il primo attacco.
Il significato di “KARATE NI SENTE NASHI” – non c’è un primo attacco nel KARATE – sarà compreso quando si avrà raggiunto questo stadio…”
Il S. Egami incoraggiava l’apertura di nuove scuole in Giappone e nel resto del Mondo. Nel novembre del 1957 pubblica “KARATE-DO per professionisti”.
Nel 1973 viaggia a Los Angeles, nel 1976 in Tailandia e nel giugno dello stesso anno visita cinque paesi europei dove viene ricevuto dal Maestro Tetsuji Murarami.
Nel 1977 S. Egami pubblica “Introduzione al KARATE”.
La scoperta del KARATE sciolto risale al 1942, il Sensei abbandona senza rimpianto il KARATE praticato fino allora. Il KARATE del Sensei consiste nel colpire verso l’interiore di se stessi!
Egli mise l’accento sullo studio dell’IRIMI: cercare, inesorabilmente la distanza, il MAAI giusto, cercare di percepire le intenzioni del partner per entrare direttamente nella sua guardia, al nascere dell’attacco.
L’armonia è certamente lo scopo primario, ma se i praticanti cedono alla faciloneria e abbandonano durante il loro lavoro, la sincerità nel colpire, la VIA sarà completamente snaturata e l’arte perderà tutta la sua dimensione marziale!
Sin dal 1979 lo stato di salute del Maestro Shigeru Egami peggiora. Scompare l’8 gennaio 1981 vittima di una pneumonite all’età di 68 anni.


“LA RICERCA DELLA DIFFICOLTA’ E’ IMPERATIVA
SUPERARSI NELLO SFORZO, ANDARE OLTRE I PROPRI LIMITI, RAGGIUNGERE UN’UNITA’ INTERIORE E PROIETTARLA VERSO L’UNIVERSO ESTERNO. COSI’ FORSE, CONTRIBUIREMO A MODO NOSTRO, ALLA PACE E ALLA VITA”
Tetsuji Murakami
Tetsuji Murakami nasce a Shiozuka nel 1927.
Dopo aver praticato Kendo, si iscrive a 19 anni nel dojo del Maestro Yamagushi (allievo diretto del Sensei Funakoshi). Non lo accetta volentieri, gli da 3 anni di tempo per decidere se prenderlo come allievo o no….
Siamo nel 1946 e il KARATE è molto conosciuto in Giappone, tant’è che dopo la guerra, si praticava in strada visto che i 2/3 della città di Shiozuka era stata distrutta dai bombardamenti. Dice il Sensei Tetsuji Murakami che a quell’epoca si dava molta importanza al combattimento. Si lavorava molto il KIHON e Tetsuji viene completamente conquistato dal KARATE e per dieci anni seguirà i corsi duri ma appassionanti del suo Maestro.
Il Maestro Murakami approda in Francia il 3.11.1957 chiamato quale esperto giapponese di KARATE dal Sig. Plee. A quell’epoca praticava Shotokan e raccontava che la pratica si chiamava KARATE ma non era proprio del Karate. Infatti, i primi Karateka francesi, avevano appreso il Karate attraverso i libri giapponesi. L’Arte aveva subito diverse influenze, visto che fra i praticanti c’erano professori di boxe francese e boxe cinese. In breve la tecnica era approssimativa ma tutti avevano una buona esperienza nel combattimento.
Il Sensei spiegava che in Giappone lo spirito del BUDO è presente nella vita quotidiana, ma quando lo si chiede di spiegare , non lo sanno, è un sesto senso, all’inizio non si capisce, ma si fa e basta. A forza di ripetere un gesto, un attitudine si riesce a capire attraverso il corpo.
Non basta insegnare le tecniche, bisogna amare i propri allievi, la severità non serve se non c’è amore. Senza amore non si fa niente. L’armonia tra me e l’allievo è indispensabile, ma perché questa ci posa essere, io devo avere un armonia interna fra il mio corpo e il mio spirito. A volte durante un corso non riesco a trovare quest’armonia interna.
Può darsi che sia colpa mia e anche forse dei miei allievi… Quando ho trovato quest’armonia mi è più facile insegnare. Une specie di comunione è necessaria fra i miei allievi e me per poterci essere la comunicazione.
In occasione di un soggiorno in Giappone il Sensei Murakami vede per la prima volta lo SHOTOKAI e rimane piuttosto colpito. Egli meditava già sul fatto che i suoi allievi ad un certo livello non progredivano più, invece con lo SHOTOKAI aveva l’impressione che fosse diverso, qualche cosa di più. La conversione per il Sensei fu dura e difficile. Era una responsabilità nei confronti dei suoi allievi, visto che non si può giudicare uno stile così rapidamente , bisognava praticarlo.
La differenza è immensa nella forma.


Lo SHOTOKAI possiede attualmente il DOJO CENTRALE – HOMBU DOJO di cui era capo il Maestro Shigeru Egami.
La differenza è immensa nella forma, noi cerchiamo di essere il più naturale possibile, non si può separare il corpo dallo spirito. Se non si può controllare lo spirito non si può controllare mai il corpo. Il corpo deve essere naturale e disponibile e lo spirito sempre pronto.
Negli anni a seguire il Sensei Murakami divulga lo SHOTOKAI in moltissimi Paesi Europei e anche extraeuropei.Riesce a formare diverse associazioni in ogni Paese e diventa un punto di riferimento fortissimo per lo SHOTOKAI.
Considerato un uomo introverso e freddo da molti, egli è in realtà molto meditativo e in continua evoluzione tecnica. Ricerca costantemente attraverso il suo corpo magro, pieno di energia, sciolto e scattante , l’essenza del Karate-Do Tradizionale SHOTOKAI.
Egli è, nella vita privata un amante della pipa, della musica classica, del cafè, del suo adorato barboncino senza dimenticare la sua Toyota.
Assieme a sua moglie Nieves e il figlio Hiroshi, organizza una volta all’anno nel mese di Luglio il mitico Stage Internazionale a Sérignan, dove affluiscono centinaia di praticanti da tutto il mondo.
Nel 1986, già fortemente ammalato, organizza un viaggio memorabile in Giappone, con la delegazione di praticanti europei, dove si investe con i suoi allievi a presentare lo SHOTOKAI europeo ai Nipponici. Sarà questa l’ultima volta che metterà il Karategi perché poi la sua malattia si aggraverà molto e con lunghe sofferenza spira , il 24.01.1987, lasciando un vuoto incolmabile fra i suoi discepoli.

DO – VIA
COMPORTAMENTO NEL DOJO
Le sei regole del buon praticante
Guarda i tuoi piedi:
Prima di entrare nel dojo, controlliamo il nostro l’abbigliamento e ci prepariamo mentalmente alla pratica. L’ attitudine a pensare che la pratica inizi nel momento in cui entriamo in Dojo è molto importante. Una persona con tale attitudine non solo lascerà le sue scarpe in ordine ma metterà in ordine, le scarpe degli altri. Bisogna avere un’attenzione particolare ai propri piedi, alla loro pulizia e cura. Bisogna sempre iniziare il Keiko pensando di sistemare le cose a noi più vicine, infatti “come si può compiere qualcosa di grande, se non si vince il piccolo, l’ordinario?”.
Il Saluto – Rei:
Il saluto, Gasso, è adatto per qualsiasi occasione. C’è una norma giapponese che dice che le relazioni umane devono iniziare e finire con la gentilezza. Le giuste maniere servono per correggere l’atteggiamento, dare equilibrio e mettere ordine nella mente all’istante. Una mente composta rende una persona dignitosa, di conseguenza il suo saluto diviene solenne e maestoso, ma pienamente vigile. Quando Gasso è eseguito nel modo giusto, esso evita il conflitto e con esso si può anche controllare un nemico senza combattere.
Si pratica l’arte marziale come un metodo di sviluppo spirituale, gli aspetti fisici e spirituali devono essere uniti e le forme devono riflettere rispetto, affetto e spirito di compromesso.
Quindi l’unica forma è Gasso. Gasso è sia una posizione di combattimento che una dimostrazione di massimo rispetto tra due persone.
Pulizia del Dojo:
I praticanti sono tutti chiamati a partecipare alla pulizia, nessuno deve stare a guardare. Fate la pulizia con volontà, pensando che anche questo aspetto serve alla pratica, in quanto state perfezionando e pulendo le vostre stesse menti. Occorre rendere il luogo dove ci si allena piacevole, un luogo dove tutti si sentono a loro agio.
Abbigliamento:
Rendetevi consci del vostro abbigliamento. Non è necessario vestirsi con cura esagerata e indossare capi costosi, ma è fondamentale l’ordine, la pulizia, la linearità, la moderazione.
L´atteggiamento:
E’ preferito un atteggiamento cortese, attento e moderato. Quando ascoltiamo le istruzioni durante la lezione guardiamo il Maestro in Kaisho Jai No Kamae, le mani sono aperte, la destra nella sinistra, con i pollici incrociati – il destro sopra il sinistro – le braccia sono in posizione naturale davanti all’addome , la posizione del corpo deve essere naturale, la schiena diritta nella posizione Musubi Dachi oppure Heisoku Dachi.
Modo di parlare:
Usare un linguaggio ricco di termini, con parole corrette e dignitose, non alzare la voce ma parlare con ritmo. Utilizzare termini volgari significa avere poca ricchezza interiore. Il praticante deve sapere “pulirsi” e ricercare in se stesso la trasparenza del linguaggio.

REGOLE PER IL PRATICANTE
E’ auspicabile il massimo rispetto verso l’insegnamento dei nostri antenati, Sensei Funakoshi, Egami e Murakami – a loro volta tramandati dai nostri attuali Sensei e Sempai nei vari Dojo K.I.S.A.
Ogni praticante si deve impegnare moralmente a non utilizzare il Karate-do Shotokai per ledere o esternare il suo ego.
Il Karate-Do Shotokai insegnato nei Dojo K.I.S.A. non è una pratica atta a distruggere ma bensì unicamente a creare e sviluppare una società migliore attraverso la propria personalità.
Il Dojo non è un luogo dove si regolano i conflitti personali. Il Karate-Do Shotokai non è un combattimento da strada. Siete nel Dojo per trascendere e purificare le vostre reazioni aggressive.
Nei Dojo K.I.S.A. non esiste lo spirito competitivo. La nostra pratica non ha lo scopo di vincere un avversario. La forza nel Karate-Do Shotokai non risiede nella potenza muscolare, ma nella fluidità, nella ricerca dell’energia totale, nello studio dell’Irimi e della comunicazione, nel controllo di se stessi e nell’umiltà.
Ogni forma di insolenza sarà impedita: tutti dobbiamo essere coscienti dei nostri limiti.
Ognuno ha delle possibilità fisiche e delle ragioni differenti per praticare il Karate-Do Shotokai, queste devono essere rispettate. Il vero Karate-Do Shotokai è l’applicazione corretta e fluida della tecnica appropriata in qualsiasi circostanza. Dovete fare attenzione a non ferire. Bisogna proteggere il proprio partner e se stessi.
Accettare serenamente i consigli e le osservazioni dei Sensei/Maestri e Sempai e cercare di applicarli con sincerità, nel modo migliore possibile. Non c’è posto per la contestazione.
Dovete rispettare gli anziani praticanti (Sempai), che voi stessi diventerete, allo stesso modo del vostro Sensei perché sono portatori dell’esperienza tecnica.
Tutti i praticanti studiano gli stessi principi. Non ci deve essere nessuna discrepanza all’interno del gruppo, nè fra tutti i praticanti del Dojo che formano una grande famiglia.
Il Karate-Do ci insegna a ricercare la propria salute mantenendola e rafforzandola per poter vivere a lungo in armonia e in equilibrio. E’ sconsigliato l’abuso di bevande alcoliche, del fumo ed è vietato l’uso di droghe che alterano l’equilibrio psico-fisico.
Seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali, limitando l’uso dei prodotti animali mantiene il corpo e la mente più sani per una pratica più fruttuosa nel Karate-Do Shotokai.
Il segreto della nostra pratica è l’armonia. Se non siete in grado di rispettare queste regole non avrete mai la possibilità di apprendere il Karate-Do Shotokai.
SALUTO
Il saluto è adatto a qualsiasi occasione. C’è una norma giapponese che dice che le relazioni umane devono iniziare e finire con gentilezza. Le giuste maniere servono per correggere l’atteggiamento, dare equilibrio e mettere ordine nella mente all’istante. Una mente composta rende una persona dignitosa, di conseguenza il suo saluto diviene solenne e maestoso, ma pienamente vigile.
Quando il saluto è eseguito nel modo giusto, esso evita il conflitto e con esso si può anche controllare un nemico senza combattere.
Si pratica l’arte marziale come un metodo di sviluppo spirituale. Gli aspetti fisici e spirituali devono essere uniti e le forme devono riflettere rispetto, affetto e spirito di compromesso.
Il saluto è sia una posizione di combattimento che una dimostrazione tra due persone di massimo rispetto.
REI - ETICHETTA
RITSU REI
Saluto in piedi
Posizione MUSUBIDACHI (talloni uniti). Il corpo deve essere naturale, le braccia, le spalle, il bacino e le gambe devono essere disponibili.
La stessa posizione vista lateralmente. Il corpo deve essere leggermente inclinato in avanti. Piegare il busto mantenendo la schiena diritta.
Importante: mantenere la testa in linea con la schiena senza quindi sollevare o abbassare il mento.

Precede il saluto in piedi il Mokuso, eseguito distendendo le braccia in avanti, sovrapponendo la mano destra alla mano sinistra per poi portare le mani chiuse a forma di tazza verso il proprio addome.
ZA REI
Saluto seduto

Dalla posizione MUSUBI DACHI, piegare le gambe scendendo verso terra, allargare le ginocchia e appoggiarle delicatamente a terra.
Posizione di SEIZA : le ginocchia sono aperte mentre le mani sono socchiuse e appoggiate naturalmente sulle ginocchia in modo rilassato.

Nel SEIZA viene eseguito il MOKUSO (MOKU – silenzio ,
( SO – pensiero).
E’ un momento di meditazione che precede e segue ogni KEIKO.
Ruotare lentamente le mani con le palme verso l’alto, unendo i polpastrelli del pollice e dell’indice, lo scopo del MOKUSO è quello di liberare la mente , creando uno stato di serenità e tranquillità.

Il SALUTO: convergere simultaneamente davanti e verso il centro le mani, formando un triangolo. Piegare il busto mantenendo diritta la schiena e il mento, e non appoggiare il viso sulle mani.
IMPORTANTE: non alzare eccessivamente i glutei dai talloni.
Risalire sempre nello stesso modo, ripercorrendo gli stessi movimenti all’indietro.
Nel KARATE-DO SHOTOKAI, il saluto (REI) che precede e segue ogni KEIKO deve essere eseguito con la massima armonia, ci si deve muovere simultaneamente creando un’atmosfera d’unione e lo sforzo di tutti è quello di realizzare una totale unione psico-fisica.
K.I.S.A.
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